DA SCOPRIRE
Ci troviamo alle pendici del Monte Tancia, nei pressi di Monte S. Giovanni in Sabina; qui si trovano le cosiddette “Pozze del Diavolo”, cascate naturali raggiungibili con un sentiero che costeggia il torrente ed attraverso il quale si giunge fino all’eremo di S. Michele al monte Tancia e di S. Leonardo.
Il sentiero parte da Poggio Catino o da Monte San Giovanni in Sabina. Se si proviene da Poggio Catino, pochi chilometri prima del valico del Tancia e dell’omonima “osteria” medievale, oltrepassando un piccolo ponte ed attraversando il torrente Galantina, vi è uno spiazzale dal quale partono diversi sentieri segnati. Dal sentiero 354, è necessario procedere qualche metro a piedi lungo la provinciale in direzione Monte San Giovanni. Il sentiero 354 continua poi sulla destra, inoltrandosi nel sottobosco ed attraversando il letto del Galantina per continuare in salita sull’altra sponda del torrente. Occorre proseguire in salita, col torrente alla vostra sinistra. Le Pozze del Diavolo sono visibili in basso, ed un sentiero vi permetterà di scendere sino alle Cascate del Galantina. Procedendo ancora, è possibile raggiungere, attraverso un ulteriore percorso, la pozza posta a monte della cascata. L'intera ascesa dura circa un quarto d'ora, e si tratta quindi di un percorso di difficoltà piuttosto bassa.
Si tratta di un santuario ricavato da una grotta, circondato dai boschi del monte Tancia. Si crede che la grotta fu originariamente utilizzata per il culto della dea Vacuna, divinità Sabina delle acque e dei boschi. Un’altra leggenda avvolge la cristianizzazione della grotta, la quale sarebbe stata rifugio di un drago che nel IV secolo devastò la zona. Papa Silvestro, pregando una notte sul Monte Soratte, vide due angeli accompagnati da fulmini scendere dal cielo per sconfiggere il drago. L'8 maggio si recò alla grotta con una folla di fedeli e la consacrò a S. Michele. Nei secoli seguenti sorse intorno alla grotta un monastero. Per arrivare alla Grotta, si passa su un sentiero che si inerpica leggermente nel bosco via via più fitto. Il sentiero porta ad un piccolo pianoro posto sotto una ripida parete rocciosa. Ai margini del pianoro vi sono i resti delle case dei frati dell’eremo di S. Michele, ai quali è possibile accedere tramite una scalinata scavata sulla costa della montagna.
Nella grotta si trova un altare sovrastato dal ciborio, costituito da due colonne e rivestito da due strati di affreschi. Sull'archivolto del ciborio il busto del Cristo è circondato dai simboli apocalittici dei quattro evangelisti, mentre sul fondo della lunetta, al di sopra dell'altare, si trova l'immagine della Madonna con il Bambino; sulla fronte del ciborio è affrescato l'Agnus Dei con ai lati le immagini dei profeti che si inchinano in venerazione. Sulla parete della Grotta si ammirano degli affreschi raffiguranti la Vergine Maria con il Putto e San Michele con la sua armatura dorata. Sulle pareti, inoltre, si notano numerose stalattiti e stalagmiti.
Partendo dal borgo di Roccantica si giunge in un tempo relativamente breve (un'ora e mezza di camminata nel bosco) a questo eremo rupestre, estremamente suggestivo in quanto situato all’interno di una grotta carsica dalle cui pareti stilla acqua. Sulle medesime pareti sono ancora visibili resti di affreschi con tematiche sacre, come San Leonardo e Santa Caterina d'Alessandria. Gli affreschi sono databili al 1450, per mano dell’artista Jacopo da Roccantica. L'eremo è databile fra l’VIII e il IX secolo, periodo in cui era molto sentita la spinta al romitaggio ascetico influenzata da Leonardo da Noblac, il famoso abate francese conosciuto come l’Eremita di Limoges. Dall’eremo, poi, è possibile scendere fino al corso del torrente Galantina e alla cascata sottostante, nei pressi dei resti di un mulino medievale.
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