DA SCOPRIRE

Percorso Antrodoco - Cittaducale - Rieti

Da Antrodoco, passando per Cittaducale e giungendo infine a Rieti: un percorso lungo il Velino e l'antica strada consolare romana nel corso del quale è possibile ammirare monumenti e siti archeologici di assoluta bellezza.

Prima tappa

Da Antrodoco, si passa per Borgovelino dove si imbocca un sentiero che costeggia il Velino sino a Ponte Basso. Da qui si prosegue fino a Cànetra, per poi risalire verso Castel Sant’Angelo, e di nuovo proseguire fino alla chiesetta di San Rocco. A questo punto si sale verso Paterno, e successivamente si scende sulla Salaria, giungendo così al centro termale di Cotilia. Lungo la strada s’incontra la meravigliosa ed evocativa Chiesa di S. Vittorino (sec. XVII), infossata per metà nel terreno; prendendo a destra la via per gli scavi delle Antiche Terme di Vespasiano, si giunge infine a Cittaducale, fondata nel 1309 dal re angioino Carlo II.

Seconda tappa

La partenza è dalla Torre Angioina, verso uno stradello che costeggia le mura medievali del paese e scende fino alla strada sterrata che sale le pendici di Monte Quarto. Attraverso una mulattieri si prosegue fino a Fonte Acera per poi scendere a Santa Rufina, dove si può visitare la chiesa di S. Maria del Popolo. Si continua in discesa fino ad attraversare la zona industriale, si segue la Salaria (al km 90) fino a Villa Reatina per poi prendere a sinistra prima la via brecciata e dopo quella asfaltata a ridosso della valle Oracola. All’incrocio con la via Salaria si imbocca il percorso del Trekking Urbano lungo il fiume Velino, fino al centro di Rieti, tappa finale dell'itinerario.

Chiesa di Santa Maria extra moenia

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La struttura, dichiarata monumento nazionale, è il principale edificio religioso di Antrodoco. Le sue origini risalgono all'età romana quando nel V secolo, lungo la Salaria ed accanto ad un cimitero paleocristiano, venne eretto un tempio a Diana. La chiesa come la vediamo oggi venne edificata nel XII secolo, anche se si conservano lacerti di muratura più antica. Sappiamo infatti che essa fu ricostruita in età normanna (IX-X secolo), e nuovamente ampliata nell'XI secolo. Fu anche oggetto di implementazioni e rimaneggiamenti nel corso dei secoli successivi, come ad esempio il campanile aggiunto nel XIII secolo, i restauri del 1800 e gli ultimi rifacimenti di XX secolo. Più antico è il battistero dedicato a San Giovanni a pianta esagonale, ubicato esternamente alla chiesa e risalente all'età paleocristiana. All'interno della chiesa sono visibili alcuni affreschi: il più conosciuto è senz'altro il “Matrimonio mistico di Santa Caterina D’Alessandria” che va ascritto nello stile del Gotico Tradizionale. Più tardi invece gli affreschi presenti nel battistero, le cui iconografie sono riconducibili alla prima metà del Quattrocento e al Cinquecento. Sia gli affreschi della chiesa che del battistero sono stati di recente oggetto di restauro.

Chiesa di San Vittorino, la "chiesa delle acque"

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La chiesa, situata tra Rieti e la conca Aquilana, versa ad oggi in stato di rudere; tuttavia questa condizione di decadenza nulla toglie alla bellezza di San Vittorino e anzi, contribuisce a conferirle il fascino e l'aura di mistero e sacralità che la contraddistinguono. La chiesa è anche conosciuta con il nome di chiesa sommersa: in effetti questo appellativo le si addice in quanto essa si presenta letteralmente "sprofondata" per metà nel terreno. Al suo interno, inoltre, ha origine una sorgente, ed è proprio il tema dell'acqua il lietmotiv di questa struttura, e che andrà a scandirne la storia... storia che ha inizio non come chiesa, bensì come stabilimento destinato alle cure termali, in forte relazione con la vicina area di Aquae Cutiliae, rinomato per le sue acque terapeutiche e per la forte componente sacra che lo vedeva destinato al culto della dea Sabina Vacuna.

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Prima di divenire a tutti gli effetti una chiesa consacrata al culto di San Vittorino per volere dell'abbazia di Farfa, essa attraversò la prima fase della cristianizzazione del territorio sabino (VIII secolo) come parvo sanctillo, un piccolo santuario. Le fonti attestano come il luogo di fondazione del parvo sanctillo vada a coincidere proprio con il luogo del martirio di San Vittorino, il quale -è tramandato- fu costretto a respirare i miasmi delle acque di Cotilia, fino a morire per avvelenamento. L'edificio come lo vediamo oggi, e quindi nel suo impianto più recente, è del XVII secolo; siamo in grado di estrapolare una datazione più precisa grazie a delle iscrizioni sul prospetto principale, le quali testimoniano che la struttura risale ad un periodo tra il 1603 e 1613, e fu edificata su commissione del vescovo Pietro Paolo Quintavalle. Fu un architetto lombardo che lavorò alla costruzione: il maestro Antonio Trionfa da Domodossola. La chiesa verrà sommersa dall'acqua a partire dal XVIII secolo, ma non prima di aver cambiato un'ultima volta la propria intitolazione: essa diverrà Santa Maria in San Vittorino poco prima del suo abbandono definitivo.

Terme di Cotilia

LAGO PATERNO Cotilia

Il Lago di Paterno o Cotilia è attestato come presenza nel territorio già dalla fine dell'età del Bronzo, momento in cui secondo le fonti (Dionigi di Alicarnasso) qui ebbe luogo l'alleanza tra gli Aborigeni ed i Pelasgi, grazie alla quale a questi ultimi fu permesso di iniziare il loro popolamento dell'Italia centrale. Il lago costituì anche un luogo con forte importanza sacra già a partire dalla vicenda dei Pelasgi e degli Aborigeni: essi infatti, in occasione del loro accordo, eressero un sacello in onore di Dis Pater ed un'ara a Saturno. Tempo dopo, anche la popolazione dei Sabini attribuì al lago un valore sacrale, e lo consacrarono alla loro dea Vacuna, praticando qui numerosi sacrifici. Non è un caso che esso sia stato, nel corso dei secoli, costantemente considerato un luogo sacro: la sua peculiarità di essere un bacino carsico originato da uno sprofondamento del terreno, infatti, ha fatto sì che attorno alla sua formazione si originassero molte leggende. Non è improbabile che i popoli antichi possano aver assistito in prima persona all'avvenire del fenomeno di sprofondamento, e che lo abbiano attribuito alla mano di qualche divinità considerandolo addirittura la via d'accesso all'oltretomba, e più specificamente agli Inferi. Va anche menzionato come la piana su cui si trova il lago è da sempre un territorio caratterizzato da fenomeni carsici, tant'è che a pochissima distanza vi sono altri due laghetti del tutto similari: il lago di Mezzo ed il lago Piccolo, più noto come Pozzo di Burino.

Varrone si riferisce al lago di Cotilia come "ombelico d'Italia", ed altri autori latini hanno tramandato attraverso le fonti come esistesse, al centro del lago, un'isola galleggiante dalla vegetazione rigogliosa, che era in continuo movimento e non sempre avvistabile; di questa isoletta, che doveva essere probabilmente ancora individuabile fino al 1800, oggi non ve n'è più traccia.

Ad oggi, il lago è sfruttabile per immersioni, balneazione o pesca, e a poca distanza sono visitabili dei veri e propri tesori archeologici: la villa di I secolo a.C. dei Flavi (che dà proprio sul lago), e l'impianto termale di Aquae Cutiliae.

Terme di Vespasiano

Terme-Vespasiano

Le terme si articolano in quattro terrazzamenti, sebbene ad oggi siano visibili solamente le evidenze monumentali di un solo terrazzo, e per la precisione il secondo; una parte delle strutture monumentali dell'impianto termale è stata infatti tagliata dal canale della centrale idroelettrica di Cotilia. Il sito è stato oggetto di scavo dal 1969 al 1986; nel corso delle campagne di scavo sono stati riportati alla luce una grande piscina centrale, chiamata natatio, le scalette tramite le quali vi si accedeva posizionate sui lati lunghi e alcuni ambienti laterali. Non è stata purtroppo rinvenuta la pavimentazione della vasca centrale, così come poco è rimasto del resto delle decorazioni e degli ornamenti che dovevano andare ad abbellire questa struttura, eccezion fatta per pochi lacerti di pavimentazione musiva.

Si ipotizza che l'impianto sia cronologicamente inquadrabile tra la seconda metà del II secolo a.C. e la prima metà del I secolo a.C., anche se alcuni frammenti di bucchero e degli ambienti rinvenuti nella parte nord-ovest fanno ipotizzare una frequentazione ancora precedente.

Per quanto concerne lo sfruttamento del sito nelle epoche successive, si può confermare che esso rimase attivo in quanto impianto termale fino al IV secolo d.C., ma perse la sua funzione di terme nel V-VI secolo d.C. Esso continuò comunque ad essere frequentato almeno sino al XII secolo: i materiali da costruzione delle terme furono poi riutilizzati anche per la costruzione della già menzionata chiesa di San Vittorino.

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