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Rocca Sinibalda è un borgo panoramico che si trova su un colle a 552 metri di altezza; tra i borghi più affascinanti del reatino, predomina sulla Valle del Turano. Il paese, di origine medievale, si sviluppa intorno al maestoso Castello che domina tutta la vallata: dall’aspetto militaresco, nasconde al suo interno notevoli opere d’arte e arredi d’epoca.
Passeggiando lungo le vie del paese si può ammirare la maestosità e la grandiosità del Castello dai diversi versanti: che si tratti dello sperone anteriore, dei giardini pensili, dei bastioni o della Coda dell’edificio, l’impressione che si ha è che il paese si sia sviluppato nel corso degli anni tutto intorno a questa fortezza. Da Piazza della Vittoria, sede del Comune, si accede al Museo Agapito Miniucchi, artista nato a Rocca Sinibalda nel 1923, di professione medico, che ha creato tra Spoleto, Todi, Terni e Rocca una serie di opere in ferro, legno e pietra di grande forza e modernità. Allo scultore è stato dedicato uno spazio ampio che valorizza una collezione permanente della sua produzione artistica.
Non si conosce nel dettaglio la storia del Castello: vicende di difficile ricostruzione, numerosi passaggi di proprietà non documentati, episodi drammatici (come incendi, saccheggi e abbandoni) hanno impedito, finora, una sua chiara e nitida ricostruzione storica. La Rocca risale al 1080 e prende il nome da Sinibaldo, un nobile longobardo che governò questa parte della Sabina tra il 1058 e il 1065. Solo con l’avvento del XVI secolo le notizie si fanno più precise: la svolta avviene con il Cardinale Alessandro Cesarini a Rocca Sinibalda. Il Sacco di Romadel 1527 lo costringe ad allontanarsi dalla grande città e a cercare rifugio in questo edificio non troppo lontano da Roma. Non potendo però rinunciare ai piaceri e alla bellezza della vita agiata, decide di trasformare la Rocca Medievale in una possente struttura fortificata che abbia anche le caratteristiche di una Castello medievale. Per realizzare questo progetto Cesarini si rivolge all'architetto Baldassarre Peruzzi, tra i più grandi di tutto il Rinascimento, presente nella Fabbrica di San Pietro nel 1530. Il progetto di Peruzzi è visibile su tre disegni conservati agli Uffizi di Firenze, ma non è possibile stabilire con certezza un suo diretto intervento nell’esecuzione. La forma particolare del Castello richiama le forme di un aquila con le ali spiegate: uno sperone anteriore e una “coda” che si slancia nel cielo come quella del rapace rendono più massiccia la difesa nei punti in cui il Castello era più facilmente aggredibile; il grande corpo centrale che termina con un bastione fiancheggiato da due torrione ne ricordano invece il becco. Ѐ probabile che questa forma particolare nascondesse eventuali simbolismi o allegorie per rendere omaggio alla sua funzione militare e all'aquila asburgica che Carlo Carlo V aveva inserito nello stemma dei Cesarini per il loro fedele sostegno alla causa imperiale. L’interno del Castello viene affrescato sempre nel corso del XVI secolo, ma purtroppo non si conoscono i nomi degli artisti che vi presero parte attivamente e molti affreschi attendono ancora di essere restaurati e studiati.
I temi degli affreschi che decorano le sale sono quelli classici dei cicli pittorici destinati ad esaltare il committente Alessandro Cesarini e la sua famiglia: scene mitologiche, rappresentazioni storiche, battaglie, grottesche e riferimenti alla storia romana ispirate alle Metamorfosi di Ovidio collegate alle vicende della famiglia Cesarini. Non mancano riferimenti diretti alla sua persona come la presenza costante del cappello cardinalizio tra le decorazioni affrescate insieme ai simboli araldici della sua dinastia. Si può ipotizzare che la scelta di rappresentare temi provenienti dall’opera ovidiana non sia affatto casuale: infatti il committente avrebbe voluto sottolineare il passaggio dal caos all’ordine attraverso le sue azioni illuminate, da uomo di cultura e di Chiesa. La sala settecentesca, detta anche Sala Grandi, è caratterizzata da decorazioni a tempera risalenti al Settecento, realizzate durante i lavori di ripristino causati da un incendio nel 1730. Qui si trovano le tre Parche di Marcos Cei a guardia del Castello.
Il percorso di visita del Castello permette la visione ed il passaggio solamente in alcune parti (anche se le visite private includono anche le zone non incluse): l'ingresso, la Corte Grande, i Camminamenti, il Piano Nobile, la Biblioteca, la Sala dello Sciamano, le Cantine, il Teatro e le Collezioni. La visita inizia dall’ingresso principale fino all’interno della Corte Grande da cui si arriva nel Piano Nobile del palazzo. Il “Cannocchiale”, visitabile parzialmente, è il cuore della fortezza: la sua forma gli permette di toccare varie sale e di formare una prospettiva che termina sulla terrazza della Coda Nord. In alcune stanze del castello sono conservate “Le Collezioni”, maschere rituali del Nord Ovest americano, totem indiani, sculture di Agapito Miniucchi e la Street Art che sviluppano il tema della metamorfosi e del cambiamento in continuità con gli affreschi del Cinquecento. Le cantine sono uno spazio molto affascinante: un tempo usate per far dormire insieme cavalli e soldati, oggi vengono utilizzate per ospitare installazioni e performance artistiche. Infine il Teatro, lungo 80 metri, è appoggiato alla cisterna sotterranea della Corte Grande che riforniva di acqua piovana l’esercito durante gli assedi.
Visitabile sempre su prenotazione per gruppi di almeno 15 visitatori paganti. Aperto ai visitatori individuali il sabato alle 16h e la domenica alle 11h. Anche per questi visitatori è prevista la prenotazione. Email: info@castelloroccasinibalda.it Telefono: 06 44233634
Dal borgo di Rocca Sinibalda con una camminata di circa 2 ore si può arrivare sulla vetta del Monte Pelato, a 1050 m, con una vista impareggiabile sul borgo e sul Castello. Da lassù si può ammirare l’armonia tra il Castello ed il paese che si sviluppa tutto intorno. Ci si può avvicinare al monte raggiungendo in auto la località “Trampani” da cui si imbocca la parte finale del sentiero, più pianeggiante.
Altra escursione, la più impegnativa, parte della frazione di Vallecupola e finisce alla Vetta del Monte Navegna (1508 metri), nel cuore della Riserva Naturale dei Monti Navegna e Cervia. La durata è di circa 3 ore e mezza immersi in un paesaggio che è stato a lungo terreno di pastorizia e percorso di transumanza con ampie foreste, laghi e gole.
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